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Come superare un momento di crisi

di Lucia Merico

Accettiamo che possano cambiare alcune delle carte in tavola, ma non di certo che una mano arrivi all’improvviso gettando brutalmente tutto il mazzo a terra. Eppure è successo in passato, sta succedendo proprio in questo momento e succederà ancora in uno dei futuri che incontreremo.

Che sia una relazione o una professione, pensiamo che non ci separeremo mai da ciò che abbiamo costruito. Perché mai lo dovremmo fare? Abbiamo tutto l’interesse a mantenerlo vivo nonostante tutto, e speriamo che sia per sempre. Sarebbe bello, se non fosse per il fatto che è impossibile.

Messi di fronte a un dolore, a un forte cambiamento o a delle aspettative che vengono disattese, ciascuno di noi reagisce in maniera del tutto unica e personale, perché le emozioni che proviamo potrebbero avere lo stesso nome, ma certamente saranno diverse nell’intensità con cui vengono vissute. Non ci sono regole fisse o tecniche speciali, e può essere corretta la contestazione, affermare di essere in disaccordo e arrabbiarsi per ciò che viene detto e imposto. Ogni cambiamento, piccolo o grande che sia, passa sempre attraverso il processo della morte e della rinascita. Così è da sempre e, una volta incassato il colpo, siamo pronti a ripartire: siamo pronti a mettere da parte le aspettative e a ricominciare, nuovamente.

Prima o poi tutti noi dovremo fare i conti col cambiamento che si insinua nella nostra vita e ci spinge verso un nuovo inizio. Situazioni che si trasformano, legami che cambiano, tappe della propria vita che si superano, momenti che finiscono e ci aiutano e ci spingono ad andare più lontano ed elaborare. Se siamo in grado di accettare tutto questo come una parte integrante della vita, saremo anche capaci di ammettere che la principale responsabilità dell’esistenza è arricchirci dei doni racchiusi nelle difficoltà.

Dunque, avendo variabili infinite, non possiamo dominare e neppure controllare il cambiamento, ma possiamo scegliere come reagire ad esso. Possiamo per esempio risvegliare il potere della bellezza che dorme in ciascuno di noi e in ogni cosa, perché siamo l’unica forma di vita che un bel giorno sperimenterà, così come la capacità di trovare il vaglio e il dono negli angoli più remoti e bui dei nostri accadimenti. Sarà un’esperienza a tutto tondo che coinvolge la mente e il cuore e che nasce dalla volontà di vedere la perfezione in ogni dove, persino in una pandemia.

Come possiamo fare? Prima di tutto ci vuole la volontà di dare un nuovo significato agli accadimenti, togliere la patina convenzionale con cui li abbiamo ricoperti per ridar loro un nuovo splendore. Il ritrovamento della bellezza, del vantaggio o del dono ci porta oltre l’esperienza dolorosa fino a incontrare la saggezza, che è il punto di partenza di ogni esperienza spirituale.

Insomma, spegniamo il cervello e affidiamoci!

La bellezza, così come la felicità, sono scelte che possiamo fare per ogni momento della nostra vita, prendendola per com’è, senza preoccuparci troppo di come mai è successo, ma concentrando le nostre energie su come possiamo fare per ricominciare.

Mi piace fare il paragone tra vita e natura. Trovo ci sia una forte equivalenza fra il compito di ricostruire la nostra vita e quello della coltivazione della terra. Come in natura, anche per la vita ci sono tre fasi importanti, fondamentali per l’esistenza di ogni individuo. La prima è preparare il terreno, la seconda è la semina e la terza è la cura dei frutti e il raccolto.


“Possiamo scegliere come reagire al cambiamento”

La prima fase la possiamo paragonare all’inizio di ogni nuova attività. Bisogna occuparsi del terreno, diserbare, concimare, ventilare e sistemare in modo che tutto sia pronto per la semina. Nello smuovere il terreno mentale, ci si predispone a nuove idee e si diventa un po’ dei visionari, il che è un bene considerato che abbiamo passato parte del nostro tempo a costruire un’identità, un concetto che lo stesso Jung descrive ironicamente come la “somma di tutte quelle cose che in realtà non ci definiscono, ma che mostriamo in continuazione, per convincere noi stessi e gli altri che siamo così”.

Ora siamo pronti per la semina. Questa è forse la parte più semplice e sarà sufficiente rilasciare nuove idee nel mondo affinché possano attecchire. E poi c’è la fase più importante: curare ciò che abbiamo seminato affinché ogni piccola piantina possa crescere forte e rigogliosa.

Questa metafora la possiamo usare per ogni cambiamento che incontriamo. Di fatto non ci sono situazioni irrisolvibili quando crediamo che la nostra vita abbia un senso, un fine che ci fa avanzare e raggiungere ciò che abbiamo immaginato. Non è questione di chi siamo ma di qual è lo scopo.

La costruzione di qualcosa d’importante, anche se solida e che dura da tempo, non è mai garanzia di eternità. Potrebbe sgretolarsi in un attimo e in modi così inaspettati da lasciarci muti e incapaci di recuperare la nostra solarità o praticità che ci contraddistingue.

A nessuno piace che gli vengano cambiate le carte in tavola da un momento all’altro. Eppure la solidità sulla quale credevamo di aver costruito la nostra identità e professionalità ha subito lo scossone degli sconosciuti, qualcosa che non si era mai verificato nella storia dell’umanità con così tanta risonanza. E così ci troviamo in molti a dover ricostruire, reinventare la storia personale.
Si racconta che una notte, mentre il maestro Andrés Segovia usciva da un concerto, qualcuno si avvicinò e gli disse: “Maestro, darei la vita per suonare come Lei” e Andrés Segovia rispose: “Questo è esattamente il prezzo che ho pagato”.

Non dobbiamo mai mettere in discussione la nostra capacità interiore di compiere mutamenti e, se vogliamo dirla in due parole: niente scuse! Possiamo stilare regole, preparare nuove visioni, seguire istruzioni semplici o complicate, ma niente ci renderà immuni al cambiamento. Una sola condizione, sempre la stessa, dovrà accompagnarci per il resto della vita, ed è considerare che ogni felicità comincia da un pensiero libero nella nostra mente.