Intervista a Robert Dilts, un Gigante del Coaching

Intervista al Gigante del Coaching Robert Dilts, a cura di Marco Valerio Ricci.

Robert DiltsEstratto da CoachMag n.26

A volte, quando mi interfaccio con alcuni dei Giganti per le interviste, mi tornano in mente i momenti in cui per le prime volte prendevo in mano i testi da loro scritti o i primi incontri in seminari, quando mai avrei potuto immaginare di relazionarmi a loro da collega, condividere, scambiare idee che reciprocamente ci arricchissero e… dare loro del tu. E allora mi commuovo, sento dentro un’immensa gratitudine per quanto la vita mi ha saputo offrire in termini di sviluppo e crescita professionale, e il cuore mi batte di gioia. 

In questo caso in particolare vi presento Robert Diltsun pioniere del concetto del Coaching a livello mondiale, nonché una delle persone che ha dato i maggiori contributi allo sviluppo di alcune delle discipline che oggi stanno cambiando il modo di vivere e di crescere delle persone in ogni paese del mondo. Se mi vedeste ora, mentre scrivo, scorgereste l’emozione sul mio volto e quasi un fremito di titubanza nello scrivere il suo nome, ma leggere quanto ci offre Robert Dilts in questa intervista è talmente arricchente che vi invito a farlo, tutto d’un fiato!

Robert buongiorno! Qualcuno ritiene che il Coach del futuro non avrà confini, a tuo avviso sarà anche senza limiti?

La mia risposta è sì. Per spiegarla, permettimi di presentare un po’ di background. Generalmente il Coaching è il processo di aiutare persone e gruppi a ottenere performance al picco delle loro abilità. Richiede di estrarre i punti di forza delle persone, aiutarle a superare le barriere e i limiti personali in maniera da raggiungere il meglio di loro stesse e aiutarle a funzionare in maniera più efficace come membri del team.

Questa definizione si è sviluppata nell’arco del processo stesso che ha portato dapprima alla creazione della parola “Coach” per indicare un mezzo di trasporto di lusso, attraverso le prime indicazioni di un Coach come “qualcuno che istruisce o allena un singolo o un team ad effettuare la propria performance”. Successivamente ritroviamo il termine nello sport, ad individuare chi “istruisce i giocatori sulle basi di uno sport di competizione e guida le strategie del team”, per poi arrivare agli anni ’80 con la nascita prima dell’ “Executive Coaching” e poi del coaching nelle organizzazioni, ad indicare una varietà di metodologie per aiutare le persone in ambito aziendale nel performare in maniera efficace e raggiungere uno stato desiderato. A seguire si è sviluppato il Life Coaching, attraverso il quale si aiutano le persone a raggiungere obiettivi personali e affrontare questioni legate alle loro performance nella passare da una fase all’altra della loro vita.

Con l’emergere di nuove necessità e bisogni, il campo del Coaching continuerà a crescere.   

Per questo insieme al mio collega Dr. Stephen Gilligan abbiamo creato il processo del “Generative Coaching” (Coaching Generativo ndr.), con l’obiettivo di rivolgerci proprio alla natura senza limiti del coaching. A differenza del Coaching più tradizionale, il Coaching Generativo richiede l’aiutare le persone ad evolvere al livello dell’identità per raggiungere livelli di obiettivi che sono completamente nuovi. Il focus centrale è il concetto di creatività: “Come crei una vita lavorativa di successo e che abbia significato? Come crei relazioni personali grandiose? Come puoi sviluppare una relazione meravigliosa con te stesso – il tuo corpo, il tuo passato, il tuo futuro, le tue ferite e i tuoi doni? Queste sono le sfide di base nel guidare una vita consapevole, creativa e di contributo, il Coaching Generativo offre una maniera per riuscirci.

Il cambiamento generativo significa creare qualcosa che va al di là di ciò che sia mai esistito, che sia nell’ambito di vita personale o professionale. Non è una mera modifica, ma un profondo cambiamento che permette di raggiungere nuovi livelli di maestria. Parte dall’assunto che la realtà viene creata e che questo processo creativo può essere attivato di proposito per ottenere finalità positive. Per farlo la chiave di volta è nello stato di coscienza della persona: i risultati che una persona è in grado di ottenere sono buoni solo quanto lo è il suo stato interiore. Il Coaching Generativo ti insegna a creare gli stati generativi di cui hai bisogno per realizzare i sogni, per te stesso e per gli altri. Successivamente si focalizza su come mantenere questi stati nell’affrontare qualsiasi sfida si presenti durante un viaggio generativo, così che quei risultati nuovi e significativi si concretizzino. 

Robert DiltsQuali sono i confini della professione di Coach?

Le metodologie del coaching sono orientate ai risultati piuttosto che al problema. Tendono ad essere altamente focalizzate sulle soluzioni, promuovendo lo sviluppo di nuove strategie per pensare e agire invece di cercare di risolvere problemi e conflitti del passato. La risoluzione dei problemi, o il cambiamento basato sui rimedi, è maggiormente associato al counseling e alla terapia. È importante che un Coach riconosca il confine. Per analogia un allenatore di calcio non è automaticamente qualificato per aggiustare una gamba rotta o a medicare un’infortunio serio di uno dei suoi giocatori. Quella è l’area di esperienza di un dottore. 

In maniera similare, i Coach non sono automaticamente in grado di affrontare malattie mentali o problemi psicologici seri. Come altro esempio, un life coach non è automaticamente in grado di essere un consulente finanziario.

Dall’altra parte, è possibile che un dottore o un consulente finanziario apprendano le abilità del Coaching e migliorino di gran lunga le loro capacità di aiutare i clienti a raggiungere i loro obiettivi di salute e finanziari.

Per decenni hai lavorato come Coach per aziende italiane e sei una delle persone più adatte a valutare differenze e punti in comune tra il mercato italiano e quello estero. Quali sono le tue impressioni sul potenziale di sviluppo nel mercato aziendale italiano?

È opinione diffusa che gli stati e le aziende Europei siano parecchi anni indietro nel loro sviluppo rispetto agli Stati Uniti. Ritengo ci sia del vero. Gli americani (e ora anche i Cinesi) sono molto veloci nell’adottare nuovi approcci che producono risultati. Questa è una delle ragioni per cui nelle aziende Americane si tende ad avere un tasso di innovazione molto alto.

La cultura e le aziende americane tendono ad essere molto “orientate al mercato”. Se qualcosa produce un risultato efficace, viene rapidamente adottato. Le aziende a le culture Latine frequentemente sono più “guidate dall’autorità”. I nuovi sviluppi spesso mettono a rischio l’autorità esistente e vengono percepiti come pericolosi. Così le aziende guidate dall’autorità sono spesso più lente nell’adottare nuove idee e modalità.

Gli americani hanno fatto proprio il Coaching perché è altamente orientato ai risultati. E sono costantemente alla ricerca di maniere migliori, più veloci ed economiche di raggiungere gli obiettivi. Ho trovato che le aziende Italiane sono spesso “orientate al processo”, indipendentemente da quanto il processo sia efficace nel conseguire i risultati. Un’eccessivo orientamento al processo sfocia nella vecchia barzelletta in cui viene chiesto al chirurgo se l’operazione abbia avuto successo. Il chirurgo risponde: “Sì, certo. L’operazione è stata un successo completo. Il paziente è morto, ma l’operazione è stata perfetta.”

Gli americani si vedono come individui indipendenti, ma sono orientati al team. Amano agire in maniera indipendente, ma lavorano verso l’obiettivo comune. Spesso le aziende italiane possono essere più individualiste, le persone si focalizzano più facilmente sui propri obiettivi, proteggono i loro interessi e fanno meno attenzione agli obiettivi del gruppo.

Sia gli americani che gli italiani danno valore alla creatività e al pensiero indipendente. Se le persone nelle aziende italiane imparano a mantenere la loro autonomia mentre continuano a lavorare in maniera collettiva verso una visione comune, c’è potenziale per un’evoluzione incredibile. Il Coaching rispetta l’indipendenza e l’individualità delle persone mentre le aiuta ad essere più focalizzate sul risultato, orientate alla soluzione e guidate dallo spirito di squadra. Il Coaching potrebbe portare un nuovo e positivo rinascimento alle aziende Italiane.

Robert DiltsQuali suggerimenti darebbe Robert Dilts a chi sta iniziando ora a sviluppare una professione nel campo del Coaching?

Suggerirei loro di leggere il mio nuovo libro “Modellare i fattori di successo volume 1: la prossima generazione di imprenditori – Vivi i tuoi sogni e rendi il mondo migliore attraverso il tuo business”. I Coach sono un grande esempio di ciò che intendo come “prossima generazione di imprenditori”. Sono persone che hanno preso la decisione consapevole di diventare più appassionati, creativi e di vivere con uno scopo. La prossima generazione di imprenditori vuole creare sia un business o una carriera di successo e soddisfacente, combinando l’ambizione con la voglia di contribuire e la propria missione, sia un percorso di crescita e completezza personale. Desidera anche attrarre e collaborare con altri che condividono una vision, mission e ambizione simile.

Il libro descrive come creare un “Circolo del Successo” e costruire una partnership robusta e sostenibile, come un’attività di coaching. Basato sul modellamento e sul Coaching a imprenditori di successo provenienti da molte aree, questo processo guida i Coach a sviluppare un brand che li differenzia dal crescente numero di Coach generici che stanno arrivando sul mercato.

(L’intervista a Robert Dilts è a cura di Marco Valerio Ricci, massimo esperto italiano in Motivazione Intrinseca, Coach e contributor CoachMag)

Trovi l’intervista a Robert Dilts e altri importanti contenuti dedicati ai confini etici e professionali del Coaching sul numero 26 di CoachMag, Il Magazine del Coaching, disponibile a questo link.

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